Processo Mediaset, Berlusconi vuole la liberazione anticipata

Processo Mediaset, Berlusconi vuole la liberazione anticipata

Dopo le non ancora sopite polemiche per la norma “salva Silvio”, inserita a sorpresa all’interno della riforma sul fisco, ecco che l’ex premier Silvio Berlusconi torna a farsi sentire. Ieri mattina, l’ex Cavaliere, tramite i suoi avvocati, ha depositato una richiesta di liberazione anticipata di quarantacinque giorni nell’ambito dell’affidamento in prova ottenuto dopo essere stato condannato al processo Mediaset. La pena, ufficialmente, terminerà ad aprile. L’istanza per la liberazione è composta di tre pagine e mezzo, firmate da Berlusconi, ed è stata depositata ieri presso il tribunale di Sorveglianza di Milano; sarà ora trasmessa al dirigente dell’Uepe, l’Ufficio esecuzione penale esterna, Severina Panarello, alla quale poi spetterà il compito di redigere una relazione che successivamente sarà inviata al giudice Beatrice Crosti, successivamente la decisione dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. All’interno della richiesta di liberazione si legge tra l’altro: “Il progetto rieducativo si è arricchito dello svolgimento dei lavori di pubblica utilità, da cui ha accolto con entusiasmo uno spunto di riflessione sulla condizione degli anziani”. Nel frattempo, per non restare evidentemente indietro, i legali di Berlusconi hanno impugnato anche il provvedimento con cui la Banca d’Italia aveva disposto, lo scorso 7 ottobre, la dismissione della partecipazione eccedente il 9,9 % detenuta indirettamente in Banca Mediolanum dall’ex presidente del Consiglio dei ministri. Una decisione legata alla perdita dei requisiti di onorabilità, come stabilito dalla legge, a seguito della condanna per frode fiscale. “Berlusconi si dovrebbe solo vergognare – ha dichiarato in una nota il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero – meritava solo la galera e adesso si mette pure a chiedere uno sconto di 45 giorni sull’affidamento ai servizi sociali che sconta per frode fiscale, reato per cui era stato condannato a quattro anni di reclusione dalla Corte di Cassazione, di cui tre coperti da indulto”.

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