Draghi: “Siamo verso una ripresa stabile, Italia acceleri riforme strutturali”

Draghi: "Siamo verso una ripresa stabile, Italia acceleri riforme strutturali"

Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha assicurato una ripresa forte e stabile dell’economia europea, soprattutto di quella italiana. Il “quantitative easing”, stando ai dati, sta finalmente dando i suoi effetti positivi sull’Eurozona, ma spingerà anche la crescita italiana di un punto percentuale per il 2016. Le assicurazioni di Draghi sono giunte alla Camera durante le commissioni riunite Bilancio, Finanze e Politiche dell’Unione Europea; ma naturalmente la politica economica non basta. Draghi lo sostiene da molto tempo ed anche in passato ha sollecitato l’Italia a percorrere con decisione il percorso delle riforme: “Sono stati fatti interventi e ci sono stati progressi – ha dichiarato – ma bisogna continuare su questa strada e stabilire regole certe, oltre a tutelare la legalità”. Draghi ha infatti criticato la lentezza della giustizia italiana, che si dimostra anche un freno alle imprese del nostro Paese, troppo piccole e poco competitive, le quali ricevono una lenta erogazione del credito. Il presidente della Bce ha anche insistito a non uscire dall’Euro, in quanto la crescita si era fermata molto prima che l’euro venisse adottato in tutti i paesi dell’Eurozona: “Lo spread che l’Italia pagava a fine 2011 era pari a 500 punti – ha aggiunto Draghi – che è poi esattamente lo spread che abbiamo pagato per 15 anni prima di adottare la moneta unica. Chi vuole quindi fare paragoni ha un primo strumento”. In più, l’Italia ha bisogno di un consolidamento bancario: “Un tempo, l’Italia aveva 750 banche che sono 750 cda e ogni cda ha come minimo 5 membri. Una banca ne aveva 19 fino a poco tempo fa e tutto questo sistema lo pagano i clienti”. Inoltre, l’Italia, come gli altri Paesi Ue, ha dovuto consolidare i propri conti aumentando le tasse e tagliando gli investimenti pubblici, mentre la spesa corrente continua ad aumentare, ha specificato Draghi, insistendo per la necessità di più investimenti pubblici.

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