Italicum: scontro Renzi-minoranza dem, Speranza si dimette

Italicum: scontro Renzi-minoranza dem, Speranza si dimette

E alla fine all’interno del Partito Democratico avviene l’inevitabile: Matteo Renzi tira dritto e chiede il voto senza modifiche per l’Italicum; l’Area Riformista, la minoranza del Pd non la prende bene e Roberto Speranza presenta le dimissioni. Secondo il premier la legge elettorale partorita nei mesi scorsi va votata così com’è in quanto spiega Renzi che «il Governo a questa legge elettorale è legato, nel bene e nel male. Si è fatto promotore di un documento firmato dalla maggioranza convinta, in cui c’era lo scambio tra l’abbassamento delle soglie in cambio del premio alla lista, anziché alla coalizione». Per il presidente del Consiglio e Segretario Pd l’Italicum ha come punto centrale il ballottaggio che alla fine serve, a detta di Renzi, per evitare una deriva neocentrista, mentre «il Consultellum per come è fatto, impedisce la formazione di una maggioranza e favorisce dinamiche consociative tipiche della prima Repubblica» pertanto la volontà del premier è quella di «chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo». Inoltre precisa che «chi voterà la proposta della segreteria parte dalla consapevolezza che non esiste la legge perfetta. Chi deciderà di votare contro dovrebbe comunque riconoscere un lavoro di mediazione e di cambiamento lungo 14 mesi».

La risposta dell’Area Riformista arriva con Roberto Speranza, ma non ha nessun risvolto positivo per Renzi in quanto non vedendosi accontentato sulle due richieste di modifica (addio ai capilista bloccati e apparentamento al ballottaggio) ha deciso di dimettersi da presidente del gruppo parlamentare alla Camera: «Non sono nelle condizioni di guidare questa barca – ha spiegato Speranza – perciò con serenità rimetto il mio mandato di presidente del gruppo e non smetto di sperare che questo errore che stiamo commettendo venga risolto. Credo nel Governo e credo nel Pd e nel gruppo ma in questo momento è troppo ampia la differenza tra le scelte prese e quello che penso». Infine un attacco al presidente del Consiglio, troppo preso dalla rottura del patto del Nazareno con Forza Italia per «ascoltare di più il partito».

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