Processo Mafia Capitale: Alemanno in aula si avvale della facoltà di non rispondere

Durante il maxi processo di Mafia Capitale nell’aula bunker di Rebibbia, l’ex sindaco capitolino Alemanno: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Era stato chiamato sul banco dei testimoni dalla difesa di Salvatore Buzzi

Processo Mafia Capitale: Alemanno in aula si avvale della facoltà di non rispondere

Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, è stato chiamato sul banco dei testimoni dalla difesa di Salvatore Buzzi, come imputato in un procedimento connesso nell’aula bunker di Rebibbia, in merito al maxi processo di Mafia Capitale. Alemanno, imputato di corruzione e finanziamento illecito in un processo ‘stralcio’ di Mafia capitale, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. «Questo non è il mio processo – ha aggiunto – dimostrerò la mia innocenza e spiegherò qualsiasi cosa nel processo collegato dove sono imputato. E’ inutile ripetere le stesse testimonianze quindi, su suggerimento della mia difesa, ho fatto questa scelta che è stata accettata dal Tribunale». Ai cronisti che lo hanno raggiunto, fuori dall’aula ha detto: «Credo che sia un modo di essere trasparente e corretto rispetto a un procedimento che è molto delicato, che deve essere spiegato bene. Tra poco tempo ci sarà la mia testimonianza nell’altro processo e lì risponderò a qualsiasi domanda. Tutti quanti si potranno tranquillamente avvalere di quelle che saranno le mie deposizioni e anche delle dichiarazioni spontanee che farò in quel processo. Sicuramente oggi c’è una macchina amministrativa che sfugge al controllo dei politici e quindi su questo bisogna fare la massima attenzione perché la politica su questo può fare poco».

«Dovevo privilegiare la macchina amministrativa, cioè anteporre la macchina amministrativa rispetto alle grandi emergenze». «Appena sono arrivato in Campidoglio mi sono occupato del debito di 22 miliardi ereditato dall’amministrazione Veltroni e di quelle che erano le esigenze della città, mettendo in secondo piano il controllo sulla macchina amministrativa che doveva essere la priorità. Diciamo che mi sono avventurato in una durissima prova come quella di governare Roma con una macchina con il volante rotto e le ruote sgonfie qual è, purtroppo, la realtà amministrativa romana, malgrado tanti bravi lavoratori e dirigenti».

La difesa di Buzzi
Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi, in merito alla decisione di Alemanno di non rispondere: «Ci credevo e ci speravo, avevo pronto un lavoro di 180 pagine tra domande, ricostruzioni e chiarimenti. Alemanno ha sempre detto che voleva chiarire e uscire il prima possibile da questa vicenda, questa sarebbe stata l’occasione giusta. Sarebbe stato utile riannodare tutti i fili che stanno uscendo fuori da questo processo con uno dei protagonisti di quegli anni. Ma capisco si voglia difendere nel suo processo».

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