Omicidio Yara Gambirasio, la sentenza: ergastolo per Massimo Bossetti

E’ appena arrivata la sentenza tanto attesa per Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio: i giudici della corte d’Assise di Bergamo hanno condannato all’ergastolo il muratore di Mapello riconoscendo la colpevolezza per il delitto della 13enne

Omicidio Yara Gambirasio, la sentenza: ergastolo per Massimo Bossetti

Una camera di consiglio particolarmente lunga quella dei giudici della corte d’Assise di Bergamo che alle 10 di questa mattina si erano riuniti per emettere il verdetto dopo aver ascoltato l’imputato Massimo Bossetti rilasciare le dichiarazioni spontanee in cui si diceva vittima di un grandissimo errore giudiziario, richiedendo dunque il riesame del Dna. Secondo i giudici però, l’assassino della tredicenne di Brembate di Sopra, Yara Gambirasio, sparita la sera del 26 novembre 2010 con il ritrovamento del suo cadavere 2 mesi dopo, è senza alcun dubbio il muratore di Mapello. Per lui, che si è sempre dichiarato innocente, è arrivata la pena dell’ergastolo. Il processo a Bossetti per l’omicidio della giovane ginnasta, era iniziato il 3 luglio del 2015 e si è concluso dopo 45 udienze. «Sarò un ingenuo, uno stupido, ma non sono un assassino» aveva dichiarato questa mattina in sua difesa l’imputato. «Se mi condannerete – diceva – questo sarà il più grave errore giudiziario di questo secolo». Dichiarazioni spontanee, durate circa 40 minuti, che hanno chiuso il processo di primo grado.

Le dichiarazioni spontanee di Massimo Bossetti
«Sono un ignorante ma non sono un assassino. Sono più che certo che si è verificato un errore sulla prova regina del Dna, fatemi ripetere l’esame. Se fossi l’assassino sarei un pazzo a dirvi di ripetere l’esame. Sono estremamente sicuro che quel Dna non è mio. Vi supplico, vi imploro di fare questa verifica. Datemi questa possibilità perché il risultato vi darebbe sicuramente la verità su di me». «Non solo non ho ucciso Yara, nemmeno l’ho mai conosciuta, neppure un contatto ho avuto, e nonostante le tante insistenze di farmi confessare, le accuse infamanti nei miei confronti, non ho mai accettato il rito abbreviato. Io voglio, intendo, uscire a testa alta da questo ingiusto impianto accusatorio. Mai e poi mai chiederò uno sconto di pena perché le persone che hanno la coscienza pulita non devono chiedere nulla».

«La mia vita è rovinata, io sto già scontando l’ergastolo, sono da due anni in carcere. Mi rendo conto che è difficile assolvere Bossetti, ma è molto più difficile sapere di avere condannato un innocente, i milioni di euro spesi per cercare il colpevole del delitto, la morte della ragazzina meritava tutto l’impegno possibile, ma le indagini si sono indirizzate su una sola persona decisamente sbagliata. Restando nelle vostri mani accetto il verdetto qualunque esso sia perché pronunciato in buona fede». «Quello che vi chiedo è su quali prove, come posso accettare tutte queste inspiegabili anomalie? Come fate a condannare una persona assolutamente innocente e alla luce di quali prove emerse con assoluta certezza? Non esiste nessuna piena certezza, nessuna certezza su nulla, nessuna compatibilità su niente».

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