Turchia, post golpe: ritirati 50mila passaporti. Erdogan: “Occidente non s’intrometta”

Continua il post golpe in Turchia: ritirati 50mila lasciapassare, arrestati ufficialmente in 10mila. In tribunale portati 21 dei 42 giornalisti arrestati per sospetto legami con Gulen: i sindacati internazionali si ribellano. Presidente associazione “Ifj” Leruth: «L’Ue deve fare pressione sul presidente Erdogan»

Turchia, post golpe: ritirati 50mila passaporti. Erdogan: "Occidente non s'intrometta"

Dopo il golpe del 15 luglio, il presidente della Turchia Erdogan non si ferma: sono stati revocati 49.211 passaporti, arrotondati a quasi 50mila lasciapassare. Il motivo di base per presunti legami con la rete di Fethullah Gulen, accusato dallo stesso direttivo turco d’aver ideato il colpo di stato: fu proprio il ministro dell’interno Efkan Ala a riferirlo ad un’emittente televisiva di stato (“Trt”) aggiungendo come siano state fermate anche 18mila persone e altre 10mila a cui sono stati formalizzati gli arresti. Erdogan, sulla questione, ha riferito come «l’Occidente debba farsi gli affari propri» senza doversi intromettersi nelle misure repressive che continuano ad andare avanti. La stessa posizione, fu presa anche dal presidente Vladimir Putin, suo omologo russo, con cui Erdogan ha ricominciato a stringere i rapporti dopo le scuse per l’abbattimento del caccia Su-24 quando, lo scorso novembre, venne penetrato nello spazio aereo turco per 17 secondi. L’aereo venne abbattuto da 2 piloti F-16 marchiati per altro come “golpisti” dallo stesso Ergodan, accuse d’oltraggio poi ritirate a suo danno. I due leader faranno un summit il 9 agosto a San Pietroburgo.

Solidarietà per i giornalisti arrestati
Durante la mattinata del 30 luglio, il tribunale di Istanbul ha dovuto svolgere processi per 21 dei 42 giornalisti turchi a cui è stato elaborato un mandato di cattura per sospetto di legami con Gulen. Mentre la Corte dovrà decidere se convalidare l’arresto dei reporter fermati, molti altri inviati sono ancora ricercati: secondo l’agenzia di stampa “Dogan”, sembra che le autorità sospettino che oltre 11 cronisti siano fuggiti all’estero. I molteplici arresti che si stanno susseguendo in Turchia e che è stato definito non solo dai media uno “spurgo”, ha fatto il giro del mondo e, a sostegno di tutti gli inviati turchi, è intervenuta la Federazione europea dei giornalisti (Efj) tramite il presidente Mogens Blicher Bjerregaard: «Non possiamo rimanere in silenzio mentre decine di giornalisti vengono arrestati. Il presidente Juncker e l’Alto rappresentante Federica Mogherini devono fare tutto quanto in loro potere per porre fine a questa situazione preoccupante».

Anche il segretario generale della stessa Federazione europea, Ricardo Gutiérrez, ha invitato i sindacati nazionali ad aderire alla mobilitazione: «Inviando una lettera agli ambasciatori turchi e/o ai governi nazionali; firmando e condividendo la petizione di Amnesty International “Rights hard-won cannot be taken away”, che reclama dal presidente Erdogan il rispetto dei diritti umani in Turchia; inviando un contributo al Fondo per la sicurezza creato dalla “Efj” al fine di sostenere le richieste di aiuto provenienti dalla Turchia». Infine, anche il presidente della “Ifj”, Philippe Leruth rilancia: «L’Unione europea deve prendere una posizione e fare pressione sul presidente Erdogan, responsabile della violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo e del bavaglio imposto all’informazione. I giornalisti di tutto il mondo sono molto preoccupati per l’escalation di attacchi contro la stampa in un Paese che si definisce democratico».

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