Sclerosi multipla, test con cellule staminali per fermare i sintomi

Sclerosi multipla, test con cellule staminali per fermare i sintomi

Una nuova e sorprendente cura contro la sclerosi multipla potrebbe venire dalle cellule staminali; è stato scoperto in Inghilterra, dove sarebbe stato definito un nuovo protocollo medico scientifico che i ricercatori che vi stanno lavorando non hanno esitato a definire “miracoloso”. La notizia è stata diffusa dal “Daily Telegraph”, il quale ha raccontato che alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla, sottoposti a queste cure sperimentali con le staminali, hanno, ad esempio, riacquistato l’uso delle gambe se erano costretti alla sedia a rotelle oppure hanno ricominciato a vedere se erano diventati ciechi a causa del progredire della patologia; insomma, questo trattamento a base di cellule staminali sarebbe capace quindi di invertire categoricamente i sintomi della malattia, ma non a curarla definitivamente, attenzione!, dato che al momento non ci sarebbe una cura definitiva perchè non si conoscono ancora esattamente le cause scatenanti della sclerosi multipla. La nuova ricerca sulla sclerosi multipla, e sulle staminali che sarebbero in grado di frenarla, è stata condotta da due istituti britannici, il Royal Hallamshire Hospital di Sheffield e il Kings College Hospital di Londra, i cui risultati sono stati poi pubblicati sul “Journal of the American Medical Association”. Riepilogando, i pazienti sottoposti alla sperimentazione avrebbero sviluppato miglioramenti nel proprio sistema immunitario, precedentemente indebolito dal trattamento chemioterapeutico effettuato, e che i risultati sono venuti alla luce appena un mese dopo dall’inizio della sperimentazione, in termini clinici un lasso di tempo molto breve perchè essa facesse effetto. In ogni caso, i ricercatori preferiscono ostentare prudenza: purtroppo, questo tipo di cura ha una controindicazione, non essendo infatti adatta per tutti i malati di sclerosi. E’ un trattamento piuttosto aggressivo e gli stessi pazienti sottopostisi ad esso hanno prima dovuto riprendersi dagli effetti destabilizzanti della chemioterapia.

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