Batteri super resistenti, l’Inghilterra lancia l’allarme: “Rischio epidemie”

Batteri super resistenti, l'Inghilterra lancia l'allarme: "Rischio epidemie"

Dall’Inghilterra arriva una notizia che preoccupa non poco: ci sarebbero dei batteri super resistenti, talmente resistenti che gli antibiotici non fanno loro neppure il solletico, e che potrebbero portare all’aumento di rischi infettivi. Un rapporto, redatto nel Regno Unito, parla di possibili 80mila vittime nei prossimi anni. L’allarme viene dal governo inglese che grida alla vera e propria emergenza, la quale, se non verrà contrastata, potrebbe portare alla diffusione di epidemie da colpire circa 200mila persone e causarne la morte di oltre 20mila; la notizia è stata riportata dal “Guardian”, che ha aggiunto che la popolazione potrebbe essere esposta a grossi rischi a causa del diffondersi di batteri sempre più resistenti, e bisognerebbe quindi trovare alcune contromisure efficaci oppure antibiotici più potenti per scongiurare una vera e propria ondata di infezioni letali. Secondo il rapporto pubblicato dal giornale britannico, se non si dovessero mettere a punto rimedi efficaci contro i batteri, anche le normali operazioni di routine potrebbero trasformarsi in procedure rischiosissime: “Il rischio di nuove infezioni dovute ai batteri resistenti è destinato ad aumentare nei prossimi vent’anni” si legge nel rapporto. Il dossier si chiama “National Risk Register of Civil Emergencies” e riporta dati allarmanti, aggiungendo che i rischi non si riducono solamente a quanto già detto: “Buona parte delle medicina moderna – è l’inquietante ipotesi – come il trapianto di organi oppure la cura contro il cancro, potrebbe diventare meno sicura a causa del rischio di infezioni. Senza cure efficaci, l’influenza pandemica potrebbe diventare molto seria”. Sally Davies, responsabile medico del Dipartimento per la Salute inglese, ha lanciato un monito: “Il mondo non può permettersi di non agire di fronte all’aumento di queste infezioni resistenti alle medicine – ha dichiarato – non si può affrontarla seriamente senza una coordinazione internazionale. Vogliamo porla tra le priorità dell’agenda politica globale, altrimenti tra vent’anni ritorneremo come nell’Ottocento, quando si poteva morire di infezione letale anche durante le normali procedure mediche”.

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