Italicum: la Boschi annuncia tre fiducie, ira tra le opposizioni

Italicum: la Boschi annuncia tre fiducie, ira tra le opposizioni

Il ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi ha annunciato alla Camera dei deputati che il consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia per l’Italicum. Ciò ha scatenato non poche polemiche all’interno dello stesso Pd, nella minoranza e nelle opposizioni. Ci sarà un valzer di tre fiducie: mercoledì pomeriggio la prima, le altre due nella giornata di giovedì 30 aprile. Per il voto finale potrebbe slittare il tutto alla prossima settimana. La cosa sicura al momento è che Pier Luigi Bersani, Pippo Civati, Enrico Letta, Roberto Speranza e Stefano Fassina voteranno con un secco “no”. Fassina su Twitter: «La fiducia sulla legge elettorale è inaccettabile. Mina alle fondamenta la democrazia. Tradisce i valori costitutivi del Pd. Non si può votare». Per Speranza, l’ex capogruppo alla Camera del Partito Democratico, si tratta di «un errore gravissimo porre la fiducia sulla legge elettorale. Senza ostruzionismo e dopo un voto rassicurante sulle pregiudiziali. Ne ho votate tantissime in questi anni e ne continuerò a votare nei prossimi mesi. Ma questa volta no». Renato Brunetta capogruppo alla Camera per Forza Italia attacca duramente il premier Matteo Renzi: «Non consentiremo il fascismo renziano. Faremo di tutto per impedirlo, dentro e fuori questa Aula. Non consentiremo che questa Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli renziani». Dure critiche anche da parte della Lega Nord con Matteo Salvini che sostiene che il porre la fiducia non è altro che «il segno che Renzi ha una paura folle. Non è audacia la sua ma il ruggito del coniglio, di uno che si accorge che sta perdendo consensi. I conti con lui li facciamo democraticamente il 31 maggio nelle urne elettorali». Secondo il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo la fiducia all’Italicum è uno scempio dove non si è visto nessun segnale dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «Dopo moniti di Napolitano, l’estrema unzione silenziosa del Quirinale. Eia eia alalà».

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