“E’ arrivata mia figlia!”, un film brasiliano contro il classismo

"E' arrivata mia figlia!", un film brasiliano contro il classismo

In Brasile è già uscito, mentre in Italia uscirà a breve: stiamo parlando del film, grande successo nel Paese carioca, “E’ arrivata mia figlia!”, diretto dall’ex critica cinematografica Anna Muylaert. Una piccola storia alla fine, quella di una governante di una ricca famiglia di San Paolo, che però si trasforma gradualmente in una parabola sul Brasile e di tante sue contraddizioni, che non si rassegnano a morire di fronte ad una modernità che cambia totalmente usi e costumi. E’ un’opera delicata che fonde magistralmente psicologia e sociologia. La trama racconta di Val (interpretata da Regina Casè, una delle più note attrici brasiliane), governante della villa di una ricca famiglia di San Paolo (lei è del Nord – Est, una delle zone più povere del Paese) che per tredici anni ha anche fatto da madre al problematico figlio della coppia, Fabinho. Lei, nel villaggio d’origine, ha lasciato una figlia ed è trattata bene dai suoi padroni, anche se, in nome del classismo, la fanno dormire nella dependance. Val manda regolarmente i soldi alla figlia che, un giorno, arriva improvvisamente a San Paolo per sostenere l’esame di ammissione alla facoltà di Architettura nella locale università. L’arrivo della ragazza, molto anticonformista, scatenerà molti equivoci, superamenti di etichetta e turbamenti. Il film è costruito su tante piccole scene di vita quotidiana, una dopo l’altra tutte d’un fiato, e nel rapporto domestica/padroni c’è tutta l’ambiguità del Brasile, diviso tra un passato dove le donne si ammazzavano di lavoro pur di uscire dalla povertà e un presente in cui i giovani rifiutano a priori qualsiasi costume o mentalità che possa limitarne in qualche modo la libertà personale. La pellicola cerca comunque di non lasciarsi soffocare dal populismo o dall’ideologia e pone diversi registri di racconto o un’ampia introspezione dei personaggi, a riprova che ognuno è padrone del proprio destino e non delle convenzioni sociali.

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