Brexit, Camera dei Lord: “Non bastano due anni per uscita Gb da Ue”

Da un rapporto dalla Camera dei lord si evince che sarà necessario estendere il periodo di negoziato attualmente fissato in due anni: «In media gli accordi commerciali tra Ue e gli Stati membri richiedono, per essere finalizzati, un periodo tra i quattro e nove anni»

Brexit, Camera dei Lord: "Non bastano due anni per uscita Gb da Ue"

Dossier del Servizio studi del Senato britannico dopo la Brexit che ha sancito l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna: «Sia i negoziati di recesso che stilare un nuovo accordo tra l’Europa e il Regno Unito richiederanno diversi anni» si dovrà dunque «estendere il periodo di negoziato oltre il termine dei 2 anni». Nel dossier vengono riportati i contenuti del rapporto licenziato il 4 maggio dalla Camera dei lord, e preparato dall’European union committe, intitolato ‘The process of withdrawing from the European union’. Nel documento, pare di capire che si potrebbe osservare anche l’articolo 50 del Tue in cui si legge che in corso di negoziato «non vi è nulla che impedisca a uno Stato membro di tornare sulla propria decisione». Nel rapporto si ritiene «probabile che, in parallelo con l’accordo di recesso, venga negoziato anche un accordo sulle relazioni future tra Regno Unito e Unione europea». Dovrebbe infatti essere «interesse comune, di tutte le parti in causa, assicurare un coordinamento efficace tra i due accordi, che dovrebbero essere oggetto di ratifica da parte dei parlamenti nazionali».

Nel Dossier si legge inoltre che «vista l’assenza di precedenti specifici, si precisa in primo luogo che non è possibile prevedere con certezza quale sarà la durata dei negoziati». «In media gli accordi commerciali tra Ue e gli Stati membri richiedono, per essere finalizzati, un periodo tra i quattro e nove anni». Di conseguenza sarà necessario estendere il periodo di negoziato attualmente fissato in due anni. Quindi si suggerisce di procedere con una politica di «disimpiego selettivo da alcune politiche europee».

Infine si ricorda che nel secondo semestre del 2017 è prevista la presidenza dell’Inghilterra ma, in considerazione del fatto che ai sensi dell’articolo 50 del Tue non potrebbe presiedere le riunioni del Consiglio dedicate al recesso, la sua posizione sarebbe «particolarmente problematica».

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