Processo Olivetti, Ass. familiari vittime amianto: “De Benedetti parla come se fosse all’oscuro”

Coordinatore dell’Associazione familiari vittime dell’amianto: «De Benedetti parla come se fosse all’oscuro di quello accadeva in casa sua. Familiari delle vittime chiedono la verità, questa sentenza è una vittoria»

Processo Olivetti, Ass. familiari vittime amianto: "De Benedetti parla come se fosse all'oscuro"

Bruno Pesce, coordinatore dell’Associazione familiari vittime dell’amianto, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, su Radio Cusano Campus riguardo le condanne decise dal Tribunale di Ivrea nel processo per le morti da amianto fra gli ex operai Olivetti. «Questa vicenda ha creato una delusione soprattutto a Ivrea, ma anche tra gli stessi dipendenti, perché c’è il ricordo della vecchia Olivetti, della proiezione di quest’azienda verso il sociale. Franco De Benedetti parla come se fosse all’oscuro di quello che accadeva in casa sua. Se cade una tegola su un’automobile da un’abitazione e provoca un danno, è automatico il fatto che il responsabile è il proprietario della casa e paga lui il danno. Poi bisogna vedere se era al corrente che stava precipitando quella tegola, bisogna vedere se dal civile si andrà nel penale. Ma è pacifico che il responsabile è lui. Quando si tratta della salute dei lavoratori chiamati a lavorare in casa di qualcuno di chi è la responsabilità? C’è una cultura di comodo secondo cui quando il danno fatto ai lavoratori riguarda un’azienda importante, la cosiddetta criminalità d’impresa, le conseguenze non sono così scontate, si ignora il fatto che qualcuno ne debba essere responsabile. Non credo che il mesotelioma dei lavoratori fosse dovuto alla pioggia o al sole. Se non c’entra il proprietario, allora anche i proventi dell’impresa devono andare a qualcun altro? L’Italia è debole sul civile, ma grazie all’autonomia delle Procure è forte sul penale».

«Processi penali di questo tipo negli altri Paesi del mondo non si fanno. In Francia è da 20 anni che stanno bloccando l’indagine sulle vittime dell’eternit. Stessa cosa in Belgio. I familiari delle vittime vorrebbero che vincesse la verità. La gente sa benissimo di cosa è morto il proprio familiare, ha seguito la vicenda e sa che l’amianto era ben conosciuto nei suoi effetti nocivi già dalla fine della Prima guerra. Quando le persone vedono che la verità non viene sancita da una sentenza rimane mortificata, vilipesa e presa in giro. La sentenza dell’Olivetti è ovvio che venga accolta come una vittoria da questo punto di vista. Speriamo inizi presto il processo per l’omicidio anche per la eternit di Casale Monferrato».

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