Ue, ex ministro economia Tremonti: “Vi spiego i rapporti Italia-Ue e illuminati”

L’ex ministro dell’economia: «Quando ho proposto la banconota da 1 euro non era per egoismo o debolezza dell’Italia». «Vi spiego inoltre l’inganno del bail in. Quando chiedemmo di mantenere i dazi in Europa gli illuminati ci chiamarono primitivi. Ecco tutti i peccati originali dell’UE»

Ue, ex ministro economia Tremonti: "Vi spiego i rapporti Italia-Ue e illuminati"

L’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus in cui ha trattato diversi argomenti come Brexit, Bail in, Euro. In merito all’uscita dall’Unione europea della Gran Bretagna, ha detto: «C’è Londra e c’è il resto dell’Inghilterra. Londra è una metropoli cosmopolita e miliardaria. Quando vai in giro ti chiedi ‘Cosa ho fatto di male per non avere almeno una Rolls Royce?’. Londra è un mondo a sé. Il resto dell’Inghilterra è quello che ha determinato la Brexit. Un voto arrivato dopo 30 anni di stampa popolare inglese contro Bruxelles, con gli effetti della paura della crisi e delle migrazioni».

I rapporti Italia-UE e gli ‘illuminati’
«Quando ho proposto la banconota da 1 euro non era per egoismo o debolezza dell’Italia. Se c’è la banconota da 1 dollaro e se l’Euro vuole diventare una moneta globale come il dollaro, la cosa che sembra giusta è avere la banconota di carta da 1 euro. Questo fu respinto. Quando in Europa abbiamo chiesto di mantenere i dazi, che ci sono ancora in Cina e in America, non era una posizione primitiva. Fummo considerati primitivi. In realtà era un modo per difendere il nostro lavoro, poi sarebbero lentamente caduti. Ma l’errore che hanno fatto gli illuminati è stato di pensare che un cambiamento potesse essere un cambiamento così forte e così improvviso».

Bail in peccato originale?
«La crisi dell’Europa dipende dal fatto che negli ultimi 20 anni si sono accumulati fatti che, ciascuno da solo è di enorme rilievo, ma tutti insieme hanno creato l’effetto di implosione o di esplosione. Il primo fatto è stato l’allargamento che non è stato solo orizzontale-geografico, ma verticale e politico. L’Europa ha cessato di essere solo mercato europeo comune ed è diventato un corpo politico. Poi la globalizzazione. Non è l’Europa che è entrata nella globalizzazione, ma la globalizzazione che è entrata in Europa e l’ha spiazzata. Poi i trattati, dove non c’era la parola crisi. I trattati sono come i matrimoni, nella buona e nella cattiva sorte. Mentre il trattato europeo è solo nella buona sorte, dove il bene è la regola e il male non esiste. Questo ha causato tutti i disastri che sono stati fatti nel gestire la crisi. Non sono state cambiate le regole della finanza.. Non sono state messe regole per, ad esempio, impedire la speculazione con i soldi dei risparmiatori. Si sono inventati il cosiddetto bail in, la cui spiegazione è: non possiamo più chiedere i soldi ai contribuenti e allora li chiediamo ai risparmiatori, il che è ancora peggio».

Prodi e l’Euro
Romano Prodi ha detto che l’Euro è stato creato soprattutto per creare un’Europa di pace. «E’ una visione romantica. E’ il derivato di una storia che forse è superata. Io non vedo più negli Stati l’incubatore delle guerre. Adesso negli Stati nazionali vedo l’ultimo contenitore che resta della democrazia. Credo che la visione adesso debba essere cambiata. Non ho mai pensato che la politica sia inferiore all’economia, la moneta è uno strumento, non può essere la base su cui costruisci la politica».

Gli scenari futuri
«Adesso io vedo tre scenari: continuare con l’Unione che c’è adesso anche se è sempre più evidente il fallimento di questo progetto. Il secondo scenario è un ritorno tale e quale a come gli stati erano prima ovvero isolati: magari diventano padroni del loro passato ma hanno meno futuro. Il terzo scenario è quello di ripartire dagli Stati e dai popoli e disegnare una confederazione europea, che vuol dire fare sopra le cose che si possono fare meglio sopra, ad esempio la difesa. Sotto invece la legge che riguarda la vita dei popoli la fanno con la democrazia i Parlamenti».

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