Palio e festa medievale: come la Sicilia rivive il suo Medioevo

Palio e festa medievale: come la Sicilia rivive il suo Medioevo

Una tradizione antica: il nostro Paese è ricco di storia, dall’antichità romana ai giorni nostri, passando attraverso i secoli bui del Medioevo, non c’è città italiana che non possa vantare qualche evento di rilievo, nella storia regionale o nazionale e di cui valga la pena tramandare ai posteri il ricordo. E, proprio allo scopo di non dimenticare, di celebrare una vittoria o la cacciata di un invasore, di ricordare un periodo particolarmente glorioso, ricco e fortunato, diverse città e molti paesi celebrano ogni anno la ricostruzione di un fatto storico, che ha rivestito un certo rilievo per la comunità e per tutta la cittadina.

Una specificità siciliana

Questo fenomeno è particolarmente sviluppato in Sicilia, dove il ricordo della liberazione dai Mori ad opera dei Normanni è ancora oggi, nel XXI secolo, all’origine, qui di una festa, là di un palio, che puntualmente attirano migliaia di visitatori. Il fatto di avere per le vie della città soldati in armatura medievale, dame di compagnia con abiti lussuosi, cavalieri e cavalli bardati, sbandieratori e trombettieri, fa ritornare per qualche giorno cittadini e turisti ad un’epoca profondamente lontana e diversa dall’attuale, ma che da sempre ha esercitato un estremo fascino su adulti e bambini.

Un’organizzazione complessa

Un aspetto che non va trascurato è il coinvolgimento di gran parte dei cittadini nell’organizzazione di questi eventi. Sarebbe superficiale infatti immaginare che dietro la gestione del tal palio vi sia solo l’amministrazione comunale o la pro loco, oltre a qualche decina o centinaia di comparse e attori principali della “recita”. La gestione del percorso e del relativo traffico, l’utilizzo delle piazze e delle strade, spettano al Comune, all’Assessorato alla viabilità e al Comando dei Vigili Urbani, questo è vero. Ma la macchina organizzativa di questi eventi è immensa e complessa. Si devono organizzare i comitati centrale e di quartiere; assieme si devono scrivere i bandi per reclutare i figuranti; devono essere fatte le selezioni. A queste ultime parteciperanno decine di candidati, di cui solo alcuni saranno scelti.

Ma non è finita qui: i figuranti dovranno essere addestrati e ognuno di loro avrà un compito ben preciso. Lo sbandieratore si eserciterà a far volteggiare la bandiera con lo stemma della contrada; i musicanti studieranno i pezzi da eseguire con tamburi e trombe; paggetti e dame impareranno a camminare a tempo e secondo lo stile delle sfilate dell’epoca. Poi servono gli abiti: l’armatura medievale dovrà essere realizzata a misura di chi la porterà. Poi gli abiti di fanti e paggetti, dame e nobili, cavalieri e principi, anche se riciclati di anno in anno, devono comunque essere sistemati, aggiustati sulle taglie dei figuranti, rattoppati dove il percorso dell’anno precedente li ha logorati, confezionati da capo, quando troppo usurati. Ed infine c’è la preparazione del terreno dove si svolgerà il palio, la pianificazione delle processioni, delle sfilate e dei giochi. I giorni della grande festa, infatti, tutto dovrà svolgersi secondo quanto prestabilito con precisione settimane o mesi prima.

Tante cittadine, tante feste

Si diceva di come molte cittadine di Sicilia vivano ogni anno quest’esperienza di coinvolgimento della comunità cittadina. Allo stesso tempo, queste manifestazioni fungono da richiamo per migliaia di turisti, dai paesi e dalle città vicine, ma anche e soprattutto dall’estero. Non è raro infatti trovare tedeschi o inglesi che assistono increduli ad un palio o all’altro, estasiati per i colori, i suoni e le immagini, che per qualche ora o qualche giorno trasformano letteralmente i paesini.

È il caso, ad esempio, della Festa Medievale di Randazzo, in provincia di Catania, dove a fine luglio si rivive l’atmosfera del Medioevo, grazie alla partecipazione di gruppi storici, giocolieri di fuoco, accampamenti medievali, musici itineranti, gare di arcieri, esibizioni di falconieri e falchi, mercato con banchi e mestieri d’epoca.

A Piazza Armerina, in provincia di Enna, a metà agosto, invece, prevale l’aspetto di ricostruzione storica: nel XI secolo il conte Ruggero d’Altavilla liberò la città (e la Sicilia) dai Mori. Ricevette le chiavi della città e in suo onore venne organizzato un palio tra i quattro quartieri. È lo stesso Palio dei Normanni che da anni viene celebrato, animando delle sfilate per le vie antiche della città, il rito della consegna delle chiavi, una giostra saraceno e altre sfide tra cavalieri.

Feste simili si tengono anche in provincia di Catania, a Motta Sant’Anastasia (Palio dei Martino), in provincia di Palermo a Mezzojuso (Mastro in Campo), a Geraci (Giostra di Ventimiglia), a Piana degli Albanesi (Pasqua Bizantina); in provincia di Ragusa, a Acate (Palio di San Vincenzo), a Modica (Palio della Contea), a Scicli (Festa dei Mulici); in provincia di Siracusa, a Portopalo (Palio del Mare) e a Rosolini (Palio del grano).

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