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Marò, l’India rigetta le istanze di Latorre e Girone: la colpa è di tutti

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Filippo Mammì

Il governo indiano ha rigettato le richieste dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone; il primo chiedeva di prolungare la sua permanenza in Italia, dove si trova da metà settembre per riprendersi dall’ictus che lo aveva colpito in estate durante la detenzione in India, in cui dovrebbe tornare per metà gennaio, il secondo di poter trascorrere le feste natalizie a casa con i propri familiari. L’ennesimo rifiuto da parte di Nuova Delhi ha innescato nuove polemiche (come se non ce ne fossero bisogno in questo caso così delicato) in Italia, con il mondo politico che, tanto per cambiare, si è spaccato per dire la sua. Il quadro delle dichiarazioni e delle responsabilità lo ha dato Ugo Tramballi in un articolo per il “Sole 24ore”. Giorgia Meloni, leader di “Fratelli d’Italia”, ha accolto la notizia del rigetto perdendo le staffe e sbraitando contro il governo Renzi, accusandolo di lesa maestà nazionale. Tramballi scrive però che la Meloni dimentica di essere stata ministro per quel governo che, per primo, commise un madornale errore facendo scaturire questa vicenda drammatica e umiliante per il nostro Paese, come non è riuscito d’altronde nessuno in questi due anni. Per esempio, continua Tramballi, l’odierno esecutivo di Renzi ha commesso ultimamente un imperdonabile leggerezza: aveva confidato troppo sull’eccessivo ottimismo del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il quale con le sue dichiarazioni lasciava trasparire fin troppe speranze. Ma si può dire che questo è solo l’ennesimo, deludente, tassello che si va ad aggiungere all’operato dei quattro governi che si sono succeduti da quando i due Marò sono stati tratti in arresto dalle forze dell’ordine indiane, il 19 febbraio 2012. Il primo grosso errore fu commesso durante il quarto governo Berlusconi: all’epoca, il ministro della Difesa era Ignazio La Russa, con Giorgia Meloni al dicastero per la Gioventù. Forse mal consigliato dai vertici militari, fu il ministro La Russa a decidere di mandare elementi della Marina militare a bordo delle navi civili italiane per scongiurare atti di pirateria in Asia, ma si dimenticò di procedere ad una protezione giuridica internazionale per la missione, una cosa prevista proprio in casi di incidenti come questo.

Altri errori e l’eterna tendenza italiana ad affidarsi troppo all’ideologia senza un concetto coerente
Purtroppo, l’incidente accadde e due pescatori indiani ci lasciarono le penne; ma il comandante della Enrica Lexie, sostenuto istericamente dal suo armatore, commise un altro errore madornale: decise di attraccare in un porto indiano senza neppure chiedere un parere alle autorità militari o al governo di Roma. L’altro errore fu commesso dal ministro degli Esteri per il governo Monti, Giulio Terzi: ottenuto faticosamente un permesso straordinario per far tornare Latorre e Girone in Italia per votare, aveva deciso improvvisamente di non rimandarli in India, facendo fare una figura barbina all’Italia davanti al mondo intero e consegnando l’immagine di un Paese che non rispetta la parola data, come se non bastasse l’umiliazione dell’arresto dei due Marò. Tramballi argomenta inoltre che nessuna Nazione che abbia un’idea chiara di interesse nazionale permetterebbe che due suoi militari in missione all’estero vengano giudicati dalla magistratura di un altro Paese, a prescindere dalla loro innocenza o colpevolezza. Ma purtroppo in Italia non è così, se ci sono stati tanti errori di valutazione e azione è perchè nel nostro Paese non esiste un concetto coerente di interesse nazionale. Tutto questo è dovuto, secondo Tramballi, all’eccessivo peso che ancora si dà all’ideologia in Italia; basta farsi un giro in tante città della Penisola e osservare i palazzi delle amministrazioni locali. Se vi è una giunta di centro destra, vedrete dappertutto manifesti a favore dei Marò, se invece è di centro sinistra, ci saranno quelli a favore dei sequestrati dell’Isis, delle ragazze nigeriane rapite o di chiunque altro basta che non sia Girone o Latorre. Un fronteggiarsi infantile tipico di un Paese ammaliato dalle fazioni e che trasforma due soldati del nostro esercito, di volta in volta, in patrioti o assassini. Insomma, è colpa di tutti se oggi questa annosa questione si trascina da quasi tre anni e l’Italia sembra non sapere più a quale santo votarsi; perchè la situazione attuale è proprio questa, inutile pensare che possano alzare un dito l’Onu o l’Ue. L’unica soluzione può arrivare solo dal governo indiano, da Narendra Modi, nuovo premier della nuova corrente economica indiana, uno spirito di certo più pragmatico rispetto a quello precedente, più nazionalista.

Filippo Mammì

Sono giornalista professionista da due anni, ho 35 anni e sono di Reggio Calabria. Dopo un diploma in maturità classica e una laurea presso il DAMS dell'Unical (Università della Calabria) ho passato quasi dieci anni della mia vita a Roma, lavorando prima nel mondo del cinema (mansioni varie, niente di che!); in seguito, mi sono avvicinato al giornalismo (mia seconda passione dopo il cinema) frequentando il master di primo livello di Giornalismo presso la Lumsa, abilitativo all'esame da professionista presso l'ODG. Possiedo un blog su un sito locale e collaboro, oltre che con Cataniavera.it e Newspage.it, anche con Litalianews.it

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