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Particella di Dio trovata, e adesso? Il punto sul futuro della ricerca

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Particella di Dio trovata, e adesso? Il punto sul futuro della ricerca

Dopo l’annuncio della scoperta del Bosone di Higgs, in gergo noto come la ‘Particella di Dio’, la ricerca volta gli occhi verso il futuro. Intanto si lancia ancora uno sguardo alla neo scoperta. Fabiola Gianotti, portavoce dell’esperimento ATLAS, ha dichiarato: “I nostri dati mostrano chiari segni di una nuova particella la cui massa è nella regione intorno ai 126 GeV“. Joe Incandela, portavoce di CMS: “I risultati sono preliminari, ma il segnale intorno ai 125 GeV è netto. Si tratta davvero di una nuova particella. Sappiamo che dev’essere un bosone, e che è il bosone più pesante mai osservato. Le implicazioni sono molto significative e proprio per questo dobbiamo essere estremamente diligenti nelle prossime ricerche e nei controlli incrociati“. Un commento sulla vicenda arriva anche dal direttore della ricerca del CERN di Ginevra, Sergio Bertolucci: “È difficile non essere entusiasta per questi risultati. L’anno scorso avevamo stabilito che, se entro il 2012 non avessimo trovato una nuova particella simile a quella prevista da Higgs, avremmo potuto escludere del tutto la sua esistenza nel modello standard. Pur adottando tutta la necessaria cautela, mi sembra che siamo a un punto di svolta“. Ma andiamo a leggere il comunicato ufficiale del CERN sulla scoperta e sul futuro della ricerca: “Il prossimo passo sarà determinare la precisa natura della particella e il suo significato nell’ambito della nostra comprensione dell’universo. Le sue proprietà sono esattamente quelle teoricamente previste per il bosone di Higgs, il tassello mancante nel Modello Standard della fisica delle particelle? O si tratta di qualcosa di più esotico? Il Modello Standard descrive le particelle fondamentali di cui sono composti tutti gli oggetti visibili dell’universo e le forze che agiscono tra di loro. Ma a quanto pare la materia visibile costituisce solo il 4% di tutto ciò che c’è nell’universo. Se si rivelasse una versione più esotica del bosone di Higgs, la nuova particella potrebbe aiutarci a comprendere quel 96 per cento dell’universo che rimane oscuro“.

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