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Italicum, Letta e Cuperlo voteranno no: “Parente stretto del Porcellum”

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Durante un’intervista condotta da Lucia Annunziata, su Rai3, l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta ha ribadito il suo secco “no” nei confronti della riforma elettorale del governo Renzi. Secondo Letta l’Italicum è soltanto un parente stretto del Porcellum eliminato alla fine dalla Corte Costituzionale e di cui non condivide nulla: «Non condivido metodo, percorsi, contenuti» e oggi «si avrà l’immagine di una maggioranza che si approva la legge elettorale da sola, con opposizioni che non ci saranno o non voteranno. E quello che capita, capita tenendo conto del fatto che maggioranza alla Camera è così larga per via del premio sproporzionato del Porcellum», ha sottolineato l’ex premier. Alla fine «è stata fatta la stessa cosa di quello di cui accusammo Berlusconi con il Porcellum, cioè una legge elettorale fatta a maggioranza». Il no all’Italicum di Letta non resterà il solo, infatti anche Gianni Cuperlo ha voluto far sentire la propria voce alla vigilia del voto: «Domani non esprimerò voto favorevole, ma decideremo insieme agli altri se non partecipare alla votazione o esprimere voto contrario. Lo faremo nella chiarezza, senza nessun agguato». Nel contempo però tiene a precisare che la minoranza dem «non ha mai chiesto né pensato di chiedere il voto segreto: se possibile sarebbe meglio che anche altri evitassero di chiederlo».

Secondo Cuperlo «chiedere la fiducia sulla legge elettorale è stato uno strappo che io ed altri non abbiamo condiviso anche perché ritenevamo incomprensibile la scelta alla luce dei primi voti segreti, sulle pregiudiziali che avevano visto la maggioranza tenere saldamente». Il pensiero dell’ex presidente del Partito Democratico è che non c’era bisogno di agire a colpi di fiducia in quanto vi fossero «tutte le condizioni perché il Parlamento potesse affrontare la discussione nel merito ed eventualmente, come è probabile che avvenga domani, licenziarlo». Questo potrebbe portare ad «un precedente rischioso» di conseguenza si «sarebbe dovuto evitare di arrivare a questo punto».

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