“I 400 colpi”: ritorna in sala il capolavoro – manifesto di Truffaut

"I 400 colpi": ritorna in sala il capolavoro - manifesto di Truffaut

“I 400 colpi”: ritorna in sala il capolavoro – manifesto di Truffaut

Nei cinema italiani sta per tornare un capolavoro d’avanguardia; a trent’anni dalla morte del regista francese Francois Truffaut (21 ottobre 1984) la cineteca di Bologna proietterà una copia restaurata del suo primo film, “I quattrocento colpi”, uscito nel 1959 e per il quale fu premiato per la migliore regia a Cannes. Il film, distribuito in collaborazione con Bim, diventò quasi subito il manifesto della Nouvelle Vague, quella corrente anticonformista che attraversò impetuosa il cinema francese negli anni Sessanta, portando una ventata d’aria nuova all’intero cinema globale. La pellicola rivelò immediatamente la maestria e la maturità dell’allora ventisettenne regista, che girò il suo film con una freschezza, una modernità di linguaggio e contenuti, nonché con una certa malinconia, da risultare attuale ancora oggi; in più ebbe il merito di aver lanciato l’attore Jean Pierre Leaud, da quel momento alter ego di Truffaut in buona parte dei suoi film. Il loro fu un’incontro fulminante e la stessa Cineteca si è impegnata a restaurare anche il provino che il quattordicenne Leaud, fuggito dal collegio e all’insaputa dei genitori, sostenne per avere la parte, ottenendola subito per quel misto di innocenza, disinvoltura e faccia tosta che Truffaut cercava.

Un film contemporaneo sull’eterno disagio dell’adolescenza
“I quattrocento colpi”, oltre ad essere il primo, fu il film più fortemente desiderato da Truffaut, che lo scrisse come se fosse un’autobiografia della sua adolescenza, condensandoci tutte le angosce e la tristezza della sua infanzia scioperata nel quartiere parigino di Pigalle, di quel ragazzino ignorato dai genitori salvatosi da una brutta piega malavitosa grazie all’amore per i libri e il cinema. Non per niente, il film originariamente doveva durare solo una ventina di minuti, doveva essere ambientato a Parigi durante la seconda guerra mondiale (ma il budget non lo permise) e intitolarsi “La fuga di Antoine”. Invece il regista decise di ampliarlo e divenne la pellicola che tutti conosciamo. Truffaut ricordava la fatica nello scrivere i dialoghi tra i ragazzini e decise di lasciarli improvvisare sul set, riprendendo in presa diretta il linguaggio gergale dei ragazzini di strada francesi. E inserendoci situazioni che allora erano inaccettabili, in un’epoca in cui si continuava a credere che gli adolescenti fossero degli esseri amorfi e apatici che aspettavano solo di venire incanalati nell’età adulta: il rapporto conflittuale di Antoine con i genitori, il famoso dialogo con la psicologa in cui ammette candidamente di essere andato con una prostituta, ma, soprattutto, il citatissimo finale sulla spiaggia. Nel mese di novembre, inoltre, la cineteca proietterà anche “Gioventù Bruciata” di Nicholas Ray (1954) con il mitico James Dean e, a dicembre, “Tempi moderni” (1936) dell’immortale Chaplin, chiudendo un 2014 dedicato al centenario della nascita del personaggio di Charlot.

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