De Filippo, trent’anni dopo la morte: il figlio Luca lo ricorda così

De Filippo, trent'anni dopo la morte: il figlio Luca lo ricorda così

Fra tre giorni saranno trent’anni (31 ottobre 1984) da quando Eduardo De Filippo ha lasciato la nostra dimensione; il figlio Luca, 66 anni di cui 58 passati sul palcoscenico, lo ha ricordato in un’intervista all’Ansa. Lo ricorda delicatamente, senza neppure chiamarlo “Papà”, lo chiama semplicemente “Eduardo”, come un vecchio parente o un amico che se n’è andato, ma resta vivo nel cuore di chi gli ha voluto bene. Ed Eduardo De Filippo è rimasto nel cuore di molti, napoletani e non: le repliche delle sue commedie fanno sempre il tutto esaurito e quante volte ci si è soffermati in tv appena trasmettono “Natale in casa Cupiello” o qualche altra sua opera? Ed è quello che farà Rai1, il prossimo 2 novembre, con la diretta dal San Ferdinando di Napoli della commedia “Le voci di dentro”, scritta da Eduardo nel 1948 e che sarà allestita da Paolo Sorrentino per la regia e da Toni Servillo per la parte del protagonista. Ma già Rai5 lo sta celebrando con una maratona in questi giorni. Luca esordisce bruscamente: “Ho sempre separato l’Eduardo padre dall’Eduardo maestro; il primo l’ho sempre messo in discussione, il secondo l’ho sempre rispettato. E lui faceva altrettanto! Un conto come mi trattava a teatro, un altro come mi trattava a casa”. Tutta la vita registica e teatrale della vita di Eduardo dimostra ancora oggi quanto la sua opera sia apprezzata: “Mi chiedono ancora i diritti di rappresentazione delle opere di Eduardo, mi fa un piacere immenso, sono attento che siano sempre presenti nei teatri italiani anno dopo anno, ma anche che non se ne rappresentino più di due all’anno e sempre diverse, per non inflazionarle” dichiara Luca, custode del patrimonio paterno. Eduardo è ancora attuale nelle tematiche? “Certamente – risponde Luca – Eduardo è sempre stato attento al sociale, ai rapporti interfamiliari ed anche a quelle tematiche più crude e pessimiste, contenute in “Le voci di dentro” e in altre opere. E pensare che, fino a “Napoli milionaria”, era stato molto più ottimista”. Cosa direbbe Eduardo dell’Italia odierna? “Non lo so, ma sono certo che un contributo lo avrebbe dato dal suo forte senso morale. Ma adesso l’importante è ricordarlo adeguatamente per i trent’anni dalla sua scomparsa”.

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