Falso in bilancio, via libera in Senato: nuove regole per società non quotate

Falso in bilancio, via libera in Senato: nuove regole per società non quotate

Mentre continua la votazione per approvare tutti gli articoli del Ddl anticorruzione, ieri il Senato ha intanto dato il via libera all’articolo 9 del Ddl, la prima sanzione rientrante nel “pacchetto” relativo al falso in bilancio che riscrive completamente tutta la disciplina per le società non quotate. L’articolo è passato con 124 sì, 74 no e 43 astenuti; adesso, in caso di comunicazioni sociali false, relative a fatti materiali, c’è la reclusione da uno a cinque anni. Ok anche per l’articolo 10 del Ddl anticorruzione con 182 voti favorevoli, 85 contrari e 48 astenuti, il quale regolamenta le false comunicazioni sociali delle società quotate in borsa, che ha aumentato le pene fino ad un massimo di otto anni. Astenuti molti senatori di Sel, che ha annunciato inoltre che si asterrà per tutti gli articoli del pacchetto, mentre Forza Italia e M5S hanno votato contro. Per quanto riguarda l’approvazione dell’articolo 9, esso prevede una riduzione della pena dai sei mesi ai tre anni se i fatti contestati sono di lieve entità e se il falso riguarda società non quotate che non superano i limiti dimensionali previsti dalla legge fallimentare, insomma quelle società di dimensioni molto contenute. L’articolo 8 del Ddl riformula l’articolo 261 del codice civile sulle false comunicazioni sociali prevedendo un limite di pena detentiva pari a 5 anni, escludendo però lo svolgimento di intercettazioni. Sul fronte delle società quotate, invece, non ci sono possibilità di applicare misure ridotte o forme di non punibilità. La maggioranza ha rischiato di spaccarsi durante le votazioni in Senato, mentre il Movimento 5 Stelle ha denunciato alcuni senatori che avrebbero votato anche per i colleghi assenti. Il M5S aveva già espresso parere contrario sul blog di Beppe Grillo, con l’80,3 % dei votanti tra gli iscritti certificati che hanno detto no.

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