E’ questa la scommessa delle autorità ucraine, che si basano su questo potente simbolo per attirare gli investitori stranieri
Il progetto può sembrare surreale per coloro che hanno mantenuto viva la memoria di quell’immane tragedia di Chernobyl e le conseguenze disastrose che aveva portato alla distruzione di qualsiasi forma di vita. Il 26 aprile 1986, il quarto reattore di Chernobyl, nel nord della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, esplode, contaminando gran parte dell’Europa. Il disastro provocò la diffusione di enormi quantità di radioisotopi Cesio 137 e iodio 131. Stando ad alcune stime l’incidente ha rilasciato 5300 Peta Becquerel di radiazioni, circa 10 volte di più l’ammontare rilasciato durante il disastro di Fukushima del 2011. Sebbene i livelli di radiazione nell’area di esclusione intorno alla centrale nucleare di Chernobyl siano scesi in maniera significativa negli ultimi tre decenni, la regione è ancora tutt’altro che abitabile. Ad ogni modo sembra che il governo ucraino potrebbe aver deciso di far “nascere” qualcosa di buono dalle ceneri dell’impianto Vladimir Il’ič Lenin. Infatti, le autorità del paese hanno proposto un progetto che propone di trasformare il deserto radioattivo che circonda la centrale in un vasto parco solare utile per la produzione di energia green e, soprattutto, sicura. La proposta è già stata inviata a varie banche e, in caso di approvazione del progetto, i 6000 ettari di terreno “inattivo” saranno trasformati in qualcosa di utile e produttivo.
La fattoria solare che dovrebbe sorgere sulle ceneri di Chernobyl potrebbe produrre circa 1.000MW di energia solare, più altri 400MW di energia proveniente da altre fonti rinnovabili. Occorre però considerare che la produzione non sarebbe nemmeno comparabile ai 4.000MW prodotti dalla centrale nucleare nel 1986. L’European Bank for Reconstruction, che attualmente sta guidando gli sforzi per costruire un gigantesco sarcofago di metallo intorno il reattore distrutto di Chernobyl, ha già spiegato che “potrebbe considerare la partecipazione nel progetto fintanto che ci saranno proposte di investimento credibili e che tutti i rischi in materia ambientale saranno affrontati in maniera soddisfacente per la banca”. Ormai dopo 30 anni dalla tragedia della centrale nucleare di Chernobyl, osserva “Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci auguriamo dunque che, nonostante le indubbie potenzialità, l’umanità continui a tenere in considerazione il potenziale distruttivo dell’energia nucleare.